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Rally e virus – E ora? Alessandro Bugelli “La ripresa ci sarà. Serve stabilità psicologica, non piangersi addosso”.

Rally e virus – E ora? Alessandro Bugelli “La ripresa ci sarà. Serve stabilità psicologica, non piangersi addosso”.
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Il momento è drammatico, inutile negare l’evidenza. Lo sport potrebbe sembrare l’ultimo dei pensieri ma non è così. In primis perché da lavoro a migliaia di persone poi perché la gente, mai come ora, ha bisogno di speranze, sogni, emozioni. Quali sono gli scenari futuri del motorsport ed in particolare dei rally? Ne parliamo con Alessandro Bugelli, addetto stampa di riferimento a livello nazionale e giornalista di Tuttorally.

Quali sono e saranno gli effetti del virus sul rallysmo italiano?

Ad oggi, credo che nessuno sappia quanto sarà effettivamente grave l’impatto del coronavirus sul settore del motorsport, soprattutto che strascichi economici, sociali, psicologici lascerà . . . tutto è in divenire. Intanto, i dati del contagio proseguono a salire, il che fa presagire un possibile, direi quasi certo,  allungamento dell’emergenza oltre il 3 aprile. Il che potrebbe portare davvero a riprendere FORSE l’attività timidamente a giugno/luglio, quando metà dell’anno se ne sarà andato.

La resistenza alla crisi da parte delle attività sportive è ancora ignota, l’intero settore sicuramente dovrà vedersela con un forte impatto, non so se più o meno di altri ambiti anche non sportivi. Un impatto, uno tsunami che forse si ripercuoterà per del tempo, spero di sbagliarmi “.

Chi ne risente di più?

Non credo ci sia uno che ne risente più dell’altro. Siamo tutti sullo stesso piano. L’organizzatore che non può organizzare, il pilota che non corre, il team non noleggia, il giornalista che non essendoci lo sport non scrive, il comunicatore, come ad esempio io, essendo l’attività ferma non lavora. Poi, nel caso dei rallies (al parti di tutti gli altri sport) ne risente anche il comparto turistico: il turismo emozionale, quello cioè generato dall’evento (piloti, squadre, addetti ai lavori, appassionati), da sempre grande serbatoio economico anche in tempi di “vacche magre”, viene a mancare. E’ un effetto domino “.

Quali sono i possibili scenari futuri?

Come per tutti gli altri settori, la ripresa ci dovrà essere. Per questo dico che si deve farsi forza, fare quadrato, fare squadra, tutti devono fare la loro parte.  Non sarà facile, questo primo anno e mezzo, temo, il motorsport (macchine e moto), per andare avanti hanno necessità di un notevole impegno economico, non è come andar a correre  a piedi, per cui se mancano soldi alle aziende, esse ovviamente l’ultima cosa che pensano è un impegno di sponsorizzazione. Eventi, piloti, squadre, dovranno comunicare e comunicarsi sempre più e meglio, in modo sistematico e mirato. Far vedere che la ripresa passerà anche da loro, dai loro sponsor, dai loro partner e per questo si deve saper programmare bene le proprie mosse nello scacchiere, pensare ed agire con maggiore professionalità E’ anche una sfida. Una sfida che lo sport saprà vincere e dare una forte spinta di incoraggiamento a tutto il resto, soprattutto alle persone”.

Prevedi una fuga degli sponsor?

No, non vedo una fuga. Sicuramente ci sarà un rallentamento degli investimenti in tal senso. Ovvio che prima le aziende devono consolidarsi nel loro ruolo e nella società, riprendere a produrre. Solo così poi, generando ricchezza potranno destinare una parte della loro liquidità ad azioni mirate di comunicazione e pubblicità. Sarà una sorta di rinascita anche in questo, nei rapporti tra sportivi e sponsor: i primi non dovranno improvvisare nulla, sia che si tratti di avere uno sponsor multimiliardario, sia che abbiano la macelleria sotto casa che gli dà anche solo 200 euro. Dovranno essere sempre più professionali tutti, quindi affidarsi a professionisti della comunicazione, non a maneggioni improvvisati”.

Cosa fare, a livello rallystico, per contenere i danni?

Nulla di più e nulla di meno a quello che faranno in tutti gli altri comparti economici. Nell’ immediato c’è la salute, un dovere e un diritto primari. Poi ci sarà da riprogrammare il calendario sportivo nazionale ed a cascata anche quelli regionali. La Federazione ACI SPORT sta cercando di capire come muoversi, ma non gli sarà facile. Mettiamo che si riprenda a giugno, rimane la seconda parte dell’anno, la quale, togliendo agosto e togliendo anche una buona parte di dicembre, fa rimanere quattro mesi circa. Nei quali, tutte le gare che sono state rimandate non so se potranno trovare la loro collocazione. Per adesso non sono molte e per lo più i problemi sono in Toscana e Piemonte, le regioni più “affollate”, ma se si prosegue su questo trend, come credo sia, il problema riguarderà un ventaglio di gare più ampio. E da lì arriveranno poi, nel riprogrammare il calendario o quel che resta di esso, i problemi. Avranno priorità le gare con la titolazione più alta, pesce grosso mangia pesce piccolo, alcuni spostamenti di data “indotti” potranno non andare bene per esigenze varie dovute al tempo ed al luogo ove si svolgono, credo che qualche gara si rivedrà l’anno prossimo”.

Qual è il ruolo dei media in questo delicato momento?

Come in tutti i momenti delicati hanno un ruolo sociale molto importante. Direi determinante. Mai come in questo momento il cittadino necessita di avere notizie certe, verificate, non buttate là da maneggioni e pasticcioni dell’informazione. Il giornalista è garante di tutto questo e con esso il giornale, la stampa, sia essa cartacea che televisiva, radiofonica che anche web. Quindi, il ruolo della stampa è importante, l’importante è che non perda di vista il suo ruolo primario a sfondo sociale, con la corsa stupida a chi primo posta la news sul sito, magari senza controllarla o verificarla. Si deve, ripeto, dare la notizia, anche cruda e brutta, ma darla vera, certa e reale. Poi cercare di non creare panico ed allarmismo, cercare sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno. E dare al lettore anche motivi di pensare ad altro, non di dissuaderlo, ma di pensare ad altro, a dargli spunti per riflessioni, per le passioni. Anche farlo ridere”.

Alessandro Bugelli – Foto leonardodangelo.com

Ci saranno dei team condannati alla chiusura?

Non è da escludere. Ma spero di no. Oggi i team sono alla stregua di una normale azienda, per cui potranno usufruire, per quanto possibile e attuabile ai sostegni che il Governo ha attuato e che spero proseguirà ad attuare. Alla fine, guardiamo l’orizzonte e cerchiamo uno spiraglio di luce. Se si riprende a maggio/giungo i mesi di stop pur se lunghi ed interminabili, non sono molti. Forse in diversi pagheranno più di altri, ma credo che sia fisiologico, come in altri comparti lavorativi. Serve stabilità soprattutto psicologica, non piangersi addosso, programmare, riprogrammare, cercare varianti a quello che si fa, pensare a qualcosa di nuovo. Guardare avanti per essere pronti alla ripartenza e scattare veloci. Credo che la ripartenza sarà anche una scrematura dove chi saprà cogliere le opportunità farà la differenza. Con l’imperativo, sempre, di comportarsi bene”.

Oggi come vedi il futuro del motorsport?

Oggi certamente non roseo o solare. Ma è un problema momentaneo. E’ accaduto. Non si sa per colpa di chi e comunque sia va superato. Ognuno nel suo piccolo può far ripartire bene il settore. Pensiamo che la seconda guerra mondiale durò sei anni ed i nostri nonni, con meno mezzi e conoscenze di adesso, hanno ricostruito bene. Noi oggi abbiamo di fronte un problema che si supera credo in meno di un anno, con più conoscenze possibilità. Forse eravamo abituati troppo bene ed adesso siamo rimasti spiazzati come in un rigore dove a tirare c’è Ronaldo. Passerà. Ne sono convinto. E spero che da qui in poi i rapporti umani tornino ad uno stadio più “morbido”, solare ed equilibrato”.

Marianna Giannoni