Un dramma nel dramma. Già durante il Mondiale 2009 Cirano Mularoni era sempre più debilitato. Alla festa di fine stagione per il titolo Mondiale di Aoyama era visibilmente emaciato. Aveva frequenti svenimenti e nel 2010 gli venne diagnosticato un carcinoma della vescica e rene.
La passione per le corse però era immensa e Cirano Mularoni andò avanti, nonostante tutto, per realizzare quello che era stato da sempre un “sogno nel cassetto”: realizzare una sua moto.
Il 2010 vide la nascita del Mondiale Moto2 e Mularoni costituì il team RSM Scot. Molti ricorderanno la presentazione in grande stile, con i colori bianco-azzurri, alla presenza delle autorità di San Marino.
Il progetto era di altissimo livello: la realizzazione di moto “made in San Marino” con cui partecipare al Mondiale ed eventualmente replicare e vendere poi ad altri team e per i campionati nazionali. Uno dei piloti era Alex De Angelis. All’epoca lo Stato di San Marino appoggiava i progetti industriali più innovativi dando la possibilità di accedere a crediti a tasso agevolato.
Cirano Mularoni, il team ottenne quei finanziamenti?
“A fine stagione 2009 lo Stato appoggiò in toto il progetto sportivo per il Mondiale 2010 e quello industriale. Si avvalse sin da subito del nome ed immagine del team e del pilota per le loro promozioni e si attivò sia per reperire partner-sponsor, sia per accedere al finanziamento in quanto il progetto ricadeva perfettamente nel decreto legge. Il finanziamento, seppur tardivamente, fu deliberato. Noi avremmo dato prestigio a San Marino e creato posti di lavoro.
Il problema fu che di quel finanziamento non si vide un euro. Interpellai tutte le banche sul territorio…ma nulla. Nessuna banca era disponibile a concederlo, neppure quelle obbligate a farlo in quanto aderenti a quel decreto legge. Nessun funzionario statale, nonostante la mia insistenza, era intervenuto dall’alto per sostenermi. Per non dover bloccare la partecipazione al campionato, in attesa di ricevere il finanziamento statale e le coperture da parte degli sponsor, mi ero già più che esposto a livello finanziario con l’Euro Commercial Bank”.
I problemi di salute peggiorarono. Cirano Mularoni non riusciva a seguire con costanza gli impegni del team e le gare. Proprio in quel frangente, a seguito anche della grande crisi finanziaria internazionale, l’ECB chiese il rientro dell’esposizione bancaria.
“Ero consapevole del mio stato di salute e della “sola” da parte dello Stato quindi pensai fosse arrivato il momento di ritirarsi dalla scena. Proposi all’Euro Commercial Bank di rientrare immediatamente tramite una fidejussione bancaria in quanto avevo chi garantiva per me.
Da tempo un grande investitore estero insisteva per rilevare tutta la struttura del team, incluso il progetto industriale e creare una struttura all’avanguardia a San Marino. Avevamo già firmato un pre-contratto. Questo imprenditore aveva un progetto estremamente interessante. Avrebbe portato capitali freschi a San Marino, creato posti di lavoro anche extra-settore, dato prestigio alla Repubblica, oltre che stanziare un budget triennale per il team a totale copertura dei costi stagionali. Avrei quindi potuto contestualmente rientrare dall’esposizione bancaria, dare continuità al team ed al progetto industriale e per me sarebbe stato un giusto riconoscimento personale dopo 20 anni di attività. Invece… Portai in banca tutti i documenti, pre-contratto ed i documenti dell’ imprenditore ma incredibilmente si sono rifiutati di… ricevere soldi! Loro non hanno intenzionalmente voluto avere rapporti finanziari con l’investitore, ritenendolo coinvolto in loschi affari… Logicamente lui si offese ed in seguito non volle più avere nulla a che fare con San Marino. Il Titano perse una grandissima occasione e la propria credibilità agli occhi degli investitori esteri. A questo punto, anche se tardivamente, mi resi conto che non era lui il problema, ero io. Forse dovevo chiudere e c’era chi lo aveva deciso“.
Sono così arrivati gli ufficiali giudiziari.
“Il garante finanziario del team era Torri ma tutto ricadde su di me, forse perché vivendo a San Marino, da parte della banca era più facile perseguirmi, ero più a portata di mano. Io ero il titolare ed amministratore della Force S.r.l., di fatto il Team, e titolare della Tecniques, ditta individuale industriale specializzata in sponsoring. Mi hanno pignorato tutto, messo la casa all’asta, portato via le auto, ogni cosa di mia proprietà, facendo di tutte le erbe un fascio, indistintamente, beni personali e societari. Interpellando il Tribunale e Banca Centrale allo scopo di dimostrare di aver tentato di sanare la mia posizione, ho trovato solo porte chiuse.
Nessuno degli avvocati sammarinesi da me interpellati se l’è sentita di andare contro banca e Stato, quindi non sono riuscito a bloccare la procedura. I politici di San Marino hanno assistito senza muovere un dito, se ne sono lavati completamente le mani. Nessun appoggio, nessuna tutela, eppure erano gli stessi che solo qualche tempo prima si complimentavano per aver portato San Marino ai vertici del motociclismo mondiale, con il mio team”.
Ora?
“Ho la doppia cittadinanza italiana e sammarinese ma ho spostato la residenza in Italia. Non ho nulla da perdere. Sono pronto a partire con un’azione legale contro lo Stato di San Marino per il finanziamento approvato e mai erogato e contro le banche. Mi dispiace screditare il Paese per il quale penso di aver dato tanto ma mi sento di doverlo fare, più per i miei figli che per me stesso. Loro ora vivono in Italia ed al momento non vogliono mettere piede nel Paese dove sono nati”.
M.G.