Premessa. Massima stima a Bautista ed alla Ducati. La domanda però sorge spontanea: Bautista è un super fenomeno o il livello del Mondiale Superbike è tremendamente basso?
Cosa farebbero Marquez e Rossi nel Mondiale Superbike? Doppierebbero gli altri piloti dopo un paio di giri? Cosa farebbe Rea nel Mondiale MotoGP? Arrancherebbe nelle ultime posizioni? I piloti di bassa classifica dell’attuale Mondiale SBK? In MotoGP non si qualificherebbero?
Bautista oggi ha conquistato l’ undicesima vittoria consecutiva e siamo tutti felici per lui e per la Ducati però dobbiamo fermarci a riflettere.
Bautista sta mettendo a nudo, in modo impietoso, i limiti di un campionato che un tempo era amatissimo dagli smanettoni. Chi possedeva la moto guardava le gare di Superbike poi andava a girare in pista nei turni di prove libere cercando di emulare i propri eroi. Tanti compravano i kit di adesivi per avere la moto con la stessa livrea di quella del proprio idolo del Mondiale SBK.
Oggi gli smanettoni riescono ad identificarsi in Bautista? Questa Superbike, così vicina ad una MotoGP, avvicina o allontana i veri appassionati? I piccoli team privati, che un tempo erano la vera forza del Mondiale Superbike, sono sempre meno ed il trend può solo peggiorare. Il Mondiale Superbike sembra sempre più il fratello povero di quello MotoGP e non un Campionato con una propria identità forte, un proprio pubblico e valori quasi agli antipodi di quelli della MotoGP.
I veri amanti della Superbike sono costretti a rifugiarsi nei ricordi, a ripensare agli anni di Troy Bayliss, Colin Edwards, Carl Fogarty… quando il Mondiale Superbike trasmetteva emozioni e passioni ormai sopite.
M.G.