Emiliano Malagoli – The dreams comes true
“I sogni esistono per essere realizzati”. Emiliano Malagoli ama questa frase. Ama sognare ma soprattutto realizzare i sogni.
Lo abbiamo conosciuto il 30 novembre 2012 alla cena del Moto Club Pennarossa con Nicola Dutto.
Malagoli ci aveva detto che voleva organizzare delle gare in pista per piloti diversamente abili. Era deciso, convinto ma all’epoca il motociclismo paralimpico era agli albori. Il suo progetto sembrava una lucida follia. L’idea era bellissima ma utopistica.
Gli esordi…
Già dall’anno dopo sono stati organizzati i corsi, poi le gare nazionali e dulcis in fundo quelle internazionali assieme alla MotoGP o al WSBK. Sabato scorso a Misano il secondo appuntamento dell’International Handy Race, nell’ambito del Mondiale SBK, ha riscosso un grandissimo successo.
Emiliano, come sei riuscito a creare tutto questo?
“I sogni vanno realizzati. Mi sono impegnato tanto, ho lavorato sodo, ho conosciuto Chiara, la mia compagna, che era già nell’ambiente del motociclismo, con la mia stessa passione e mi ha aiutato tanto. I primi anni sono stati molto difficili. Le persone non vedevano bene un ragazzo disabile su una moto, magari proprio la stessa moto con cui ha avuto l’incidente che gli ha provocato la disabilità. Io tornando in moto ho trovato tanto entusiasmo e voglia di vivere. Se questa cosa era accaduta a me perché non poteva succedere ad altri? “.
I primi step?
“È stato creare una scuola, comprare delle moto, fare un investimento notevole per dare ai ragazzi disabili la possibilità di guidare in sicurezza. Tanti hanno accolto con entusiasmo questa opportunità. Abbiamo iniziato l’attività in Italia ma ci hanno poi contattato dall’estero: dalla Francia, Spagna, Repubblica Ceka, Austria, anche oltre oceano dalla Colombia, Australia, Nuova Zelanda. In movimento è cresciuto progressivamente, grazie anche al fondamentale supporto di importanti aziende quali Bridgestone, Bmw Motorrad Italia Octo Telematic, Pakelo, Fiat Autonomy ed Aci Roma“.
In questi anni avete incontrato molte difficoltà?
“I limiti sono più che altro mentali, c’è una certa chiusura mentale. La Federazione Motociclistica Italiana all’inizio era spiazzata per questa cosa. La capisco perché non conoscendo la materia ha avuto paura. In Italia poi abbiamo anche situazioni burocratiche ed assicurative non semplici. Sfondare questi muri è stato un po’ difficile ma ce l’abbiamo fatta. C’è ancora molto da fare, ad esempio in alcuni circuiti i paraplegici non possono girare ed altri problemi ma con l’impegno di tutti stiamo dimostrando che non è un’attività pericolosa, i ragazzi lo hanno fatto vedere anche a Misano . I nostri piloti hanno dimostrato che sono come i normodotati. Sono sicuri, sanno guidare, prendersi le loro responsabilità ed anche i modi di attaccarsi alle moto sono tutti perfetti. È importante continuare a lavorare per fare in modo che il motociclismo paralimpico sia sempre più accessibile sia a livello economico che istituzionale”.
Guardando le gare si ha la sensazione che i paralympic rider abbiano più determinazione, più forza di volontà. È solo un’impressione?
“Il nostro vantaggio è che la vita ci ha messo davanti all’esigenza di superare ostacoli molto grossi. L’abitudine ad fronteggiare le grandi difficoltà ci porta a superare meglio quelle piccole. Se abbiamo affrontato le tempeste non ci spaventano alcune gocce d’acqua”.
Verso New York…
Le moto non sono l’unica passione di Emiliano, un Atleta con la A maiuscola, sempre di corsa. Nel vero senso della parola.
“Quest’anno il mio obbiettivo, ancor prima delle gare in moto, è la Maratona di New York. Mi sto allenando duramente per riuscire a portarla a termine. Sono già riuscito a fare la Mezza Maratona di Roma a marzo. Ci sono varie problematiche come trovare la protesi giusta, fronteggiare le vesciche… L’obbiettivo però è molto affascinante, molto motivante e darò tutto me stesso. La faccio per me stesso ma anche per dimostrare a tutti che con l’impegno e la volontà si possono raggiungere traguardi che sembrano impossibili”.
Marianna Giannoni