A Budapest il dottor Riccardo Ceccarelli festeggia un traguardo importante: quello dei 500 Gran Premi di Formula 1. Da Imola 1989, Formula Medicine è presente nella massima categoria con immutato entusiasmo.
Una storia che nessun altro, nello stesso ambito, può oggi vantare in termini temporali. Ma anche un appuntamento che si ripete, sempre all’insegna dell’innovazione; con personale giovane, qualificato e dinamico. Dopo 30 anni di attività, Formula Medicine è una struttura imponente, con una cinquantina di professionisti del settore medico e della preparazione psico-fisica coinvolti. Oltre 1500 i piloti assistiti nella sua lunga storia e 200 quelli seguiti ogni anno, provenienti dalle più svariate categorie, che vanno dal kart fino appunto alla Formula 1.
“Di solito, ciò che è più vecchio, per un ragionamento ovvio e scontato, è anche meno moderno. Noi invece viviamo sempre nell’innovazione. Abbiamo una équipe giovane, dinamica. I nostri 500 Gran Premi rappresentano un traguardo importante, dall’epoca di Ayrton Senna sino a quella attuale di Charles Leclerc, alla cui crescita abbiamo collaborato seguendolo nelle categorie minori. Ci siamo posti e abbiamo raggiunto degli obiettivi che nessun altro è riuscito a ottenere“, spiega il dottor Ceccarelli, presente in Ungheria con un équipe di sei professionisti, tra medici, fisioterapisti e psicologi.
Il primo approccio del dottor Ceccarelli con la Formula 1 avvenne tramite l’amico Ivan Capelli. Era il periodo in cui il milanese correva con la March di Leyton House, quella che era nata dalla mente di Adrian Newey.
“I ricordi più belli – prosegue il dottor Ceccarelli – sono nel 2004 la vittoria a Montecarlo di Jarno Trulli, e nel 2008 quella di Robert Kubica in Canada, un anno dopo il terribile incidente avuto sulla stessa pista. Per noi sono eventi importanti, perché conoscevamo le difficoltà che entrambi hanno dovuto affrontare per arrivare in Formula 1”.
In un lasso di tempo così vasto, il dottor Ceccarelli è stato testimone e al tempo stesso fautore di un’importante evoluzione nell’ambito della preparazione legata al mondo delle corse.
“Negli anni ’80 il pilota era un professionista in macchina, ma fuori dai circuiti a volte non si allenava o comunque non lo faceva con consapevolezza, a parte Senna e Alain Prost, che sono stati i primi ad avere un concetto ben chiaro di allenamento.
Ora l’approccio è molto più professionale, ma dalla mia lunga esperienza manca ancora un ulteriore passo avanti nella cultura del pilota e dell’ambiente. Infatti, se c’è stato un grande progresso dal punto di vista atletico, non altrettanto si può dire dal lato mentale. Come alleniamo il muscolo, dobbiamo allenare il cervello. È questo che Formula Medicine sta oggi portando nelle corse. Senza un’efficace centralina elettronica non serve avere tanti cavalli”.