Franco Morbidelli, ieri. Correva l’anno 2012.
Il Team Manager riminese Stefano Morri aveva deciso di aiutare un ragazzino italo brasiliano che viveva a Tavullia.
Morri era un ottimo talent scout e non sbagliava un colpo. Già da qualche anno aveva visto in Morbidelli un enorme talento. Franco era seguito da suo padre Livio ed il Bike Service gli aveva fornito i vari ricambi per la moto, l’assistenza tecnica e logistica. Aveva così partecipato al Campionato Italiano Superstock 600 e ad alcune gare dell’ Europeo STK 600 con i colori del Bike Service Racing Team di Rimini.
Assieme a Franco e Livio c’era spesso Vieri Ancillotti, un tecnico toscano alto come un giocatore di basket. “E’ stata una stagione splendida, indimenticabile – racconta Vieri – Faceva tutto suo padre. Noi gli davamo una mano, in particolare i tecnici del Bike Service: Giorgio, Guido e Mario con Damiano che gli curava la ciclistica”.
È stata l’ultima stagione con Livio Morbidelli. L’ultima, per certi aspetti, romantica. L’anno dopo Franco è approdato al Team Italia ed è diventato praticamente un pilota professionista.
“Suo padre era una persona splendida – prosegue Vieri – Era particolare ma io mi trovavo benissimo con lui. Franco dormiva a volte nel furgone ed altre nel camper. Era estremamente serio e con i piedi per terra. Durante le gare per lui il cellulare non esisteva. Se c’era da pulire una carena la puliva, s’impegnava tantissimo. Aveva già una mentalità da professionista. Penso che avrebbe sfondato in qualsiasi ambito. Mi è rimasto nel cuore. Ora sono un suo grandissimo tifoso”.
Franco Morbidelli era già consapevole del proprio talento?
“Non me lo ha mai detto ma secondo me sapeva che avrebbe sfondato. Non mi sono assolutamente stupito della sua escalation mondiale. Quest’anno credo che possa stare tranquillamente tra i primi sei del Mondiale MotoGP e non escluderei di vederlo sul podio. Personalmente scommetterei più su Franco Morbidelli che su Bagnaia”
M.G.