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Quattro chiacchiere con… Roberto Tamburini, vincitore del National Trophy 2021

Quattro chiacchiere con… Roberto Tamburini, vincitore del National Trophy 2021
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Roberto Tamburini è uno tra i piloti stimati del panorama motociclistico italiano. Ha 30 anni, vive a Rimini ed è un ottimo professionista, apprezzato per il suo talento e la sua serietà.

Da piccolo era considerato un bambino prodigio. Dopo una splendida carriera in minimoto, è approdato al CEV ed al Motomondiale ma non ha avuto fortuna. È passato poi alle derivate di serie e lì ha brillato in tutte le classi: Superstock 600, Supersport, Superstock 1000 e Superbike. Quest’anno ha vinto il National Trophy.


Roberto Tamburini, una tua riflessione sulla stagione 2021 del National Trophy.


“È stata un’ottima stagione, ma quando si vince lo è sempre. Specialmente quest’anno perché è stato
un campionato veramente intenso e noi siamo partiti in ritardo con il progetto BMW.

Ho guidato prima la S1000RR e poi la M1000RR. La seconda l’ho avuta dalla seconda gara, e nel
complesso ho fatto veramente pochi test con entrambe le moto. Poi con il passare della stagione mi
sono abituato alle nuove gomme e ho preso sempre più confidenza con la moto, vincendo due volte a
Misano ed una volta al Mugello, e salendo sul podio in tutte le altre gare”.


Quali sono state le differenze tra la S1000RR e la M1000RR?

“La M1000RR rispetto alle S1000RR è più semplice. Vai con facilità al centro curva, è più precisa, più
rapida, trovi meglio il set-up. Poi l’elettronica è migliore, in uscita di curva riesci a gestire con più
facilità l’impennamento. La M1000RR ha anche un motore più potente e allo stesso tempo un
erogazione tranquillamente gestibile”.


In ottica 2022 cosa possiamo aspettarci?

“È ancora presto per dirlo, probabilmente verso fine novembre si saprà qualcosa. L’intenzione di BMW
è quella di continuare, vediamo se nel CIV. Sicuramente arriveranno anche delle offerte esterne ma aspettiamo”.


L’anno scorso hai gareggiato anche in Spagna.

“Si, lo scorso anno ho fatto due gare nella Superbike spagnola con il team Speed Racing. Era in
programma di fare anche la 24 Ore di Le Mans, feci anche i test. Purtroppo però a causa della positività
al Covid-19 di alcuni membri del team non è stato fatto più nulla”.

Fino al 2018 sei stato protagonista nella Coppa del Mondo Superstock 1000. Un tuo parere su quegli anni?
“Dal 2015 al 2018 ho partecipato alle Superstock 1000 e sono stato fin da subito competitivo. Ho fatto
per due volte secondo in classifica ed ero sempre nei primi anche negli anni dove ho faticato un po’ di
più. Peccato che abbiano chiuso la categoria”.

Facciamo un altro passo indietro, ai tuoi esordi nel motomondiale, tanti anni fa.
“Sono stati anni particolari perché mi spostavo tra il CEV ed il Mondiale 125. Ero molto piccolo e
sono stato gestito in modo sbagliato, secondo me. Sicuramente il fatto di avere una moto ed un team
completamente privati non ha aiutato, poi c’erano state una serie di problematiche ma questo mi ha comunque aiutato a crescere. Sono poi approdato alle Stock 600 ed è iniziato quindi un nuovo capitolo della mia storia sportiva”.


Emanuele Moscariello